I MAASAI NON BEVONO URINA;
Permettimi di approfondire ulteriormente il tema del popolo Maasai. I Maasai sono un gruppo etnico orgoglioso e rinomato che risiede principalmente nei paesi dell’Africa Orientale, come il Kenya e la Tanzania. Con la loro unica eredità culturale e le tradizioni distintive, i Maasai hanno da tempo catturato l’interesse di persone in tutto il mondo.
Un aspetto che spesso affascina le persone riguarda l’alimentazione dei Maasai e le loro pratiche tradizionali. Sebbene sia vero che i Maasai vivono una vita strettamente legata al loro bestiame, compresi capre e mucche, l’idea che consumino urina è completamente infondata. Tale affermazione si basa su disinformazione e fraintendimenti sulle loro usanze.
I Maasai conducono uno stile di vita prevalentemente pastorale, basandosi pesantemente sui loro branchi per sussistenza, latte e occasionalmente carne. In particolare, il bestiame riveste un’importanza significativa nella loro cultura, simboleggiando ricchezza, potere e prestigio all’interno della comunità. I Maasai hanno padroneggiato l’arte della pastorizia, garantendo il benessere dei loro animali, utilizzando il loro latte e impiegando le diverse risorse che forniscono.
Per i Maasai, il loro stretto legame con il bestiame si riflette in vari rituali e cerimonie. Questi riti, come Elatim o l’Enooshasai, vengono svolti per segnare traguardi importanti e servono come modo per onorare la loro eredità ancestrale. È durante queste celebrazioni che i Maasai mostrano i loro vibranti abiti tradizionali, eseguono danze energiche e esibiscono le loro usanze uniche.
È importante affrontare le discussioni sulle culture indigene con rispetto e precisione. Sebbene i Maasai abbiano uno stile di vita ricco e affascinante, è fondamentale fare affidamento su fonti autentiche ed evitare di alimentare affermazioni infondate. Solo così possiamo apprezzare e imparare davvero dalla ricca eredità del popolo Maasai e di altre comunità indigene in tutto il mondo.
Se hai ulteriori domande o argomenti che desideri approfondire, non esitare a farmelo sapere!
IL POPOLO MAASAI

ALIMENTAZIONE MAASAI:
La dieta maasai è ricca di carboidrati e proteine. Si alimentano delle stesse pietanze a pranzo, a cena e nei giorni successivi senza bisogno di variare sapori come invece noi italiani siamo abituati. Il piatto principale dei maasai è a base di polenta di mais bianco con una tazza di latte appena munto e “emboga” (tradotto significa contorno di verdura), frutti di bosco, miele, Mihogo (sono radici di un albero con il sapore delle patate bollite, conosciute anche come magnoka). I maasai sono conosciuti come mangiatori di carne, sia di capra che di mucca, bevendone anche il loro sangue. Ma in questi ultimi anni, in Africa, è in atto un mutamento climatico e gli effetti di questa variazione stanno influenzando il bestiame. Di conseguenza, il latte è divenuto un bene prezioso, quasi raro quanto “l’oro”.
Le mucche stanno producendo molto meno latte a dispetto degli anni scorsi, tanto che;
A malapena è sufficiente a nutrire i vitelli, figuriamoci a soddisfare un Maasai che dipende da esso! Il latte è vita nella savana e dopo i vitelli si dà priorità a nutrire i piccoli bambini, dalla prima colazione alla cena. La scarsa scorta di latte non permette sempre di soddisfare questi bisogni, diventando così un problema preoccupante per tutti i villaggi della savana.
Immagina un mondo in cui nemmeno i guerrieri Maasai più coraggiosi riescono a resistere a una tazza fumante di “chai” carica di una montagna di zucchero! È come la loro debolezza segreta, l’elisir di vita che mette persino a disagio il loro spirito guerriero. Sul serio, sto cominciando a credere che sia la migliore bevanda dell’intero universo! 😄

A causa di questo mutamento atmosferico, i Maasai stanno cambiando la loro alimentazione, allontanandosi dai prodotti a base di lattosio forniti gratuitamente dal loro bestiame, e si stanno orientando sempre più verso il mais ed i fagioli che la maggior parte di questa popolazione coltiva insieme alle patate. Alcuni tipi di verdura devono essere acquistati, in quanto richiedono una quantità elevata di acqua per l’irrigazione nella crescita delle piante. Non sempre ci sono i soldi sufficienti per fare la spesa e non tutti i giorni c’è la possibilità di andare in città. I Maasai vivono nella steppa e sono distanti da essa. Per questo motivo, il pasto più comune dei Maasai è una grande casseruola di alluminio piena di polenta o una “kikombe” (tazza) di “chai” (foglie essiccate di thè con latte bollito), che è una bevanda popolare tra la tribù Maasai. In mancanza di latte, si beve thè. Nel contempo, sono costretti a rinunciare a un buon contorno di “emboga” (che significa verdure di accompagnamento).
IL TRADIZIONALE PASTO MAASAI;

La polenta, detta “ugali“, è cucinata con farina di mais bianco senza sale. Viene mangiata accompagnata da una tazza di latte o un tipo di verdura che cresce spontaneamente nella savana. Il sapore di tale verdurai è paragonabile agli spinaci. I Maasai non usano spezie, ma aggiungono cipolla fritta nell’olio fino a renderla nera. Questo dovrebbe “esaltare il sapore”. Le verdure comuni che si trovano nella savana includono patate, carote, peperoni, pomodori, spinaci e fagioli. Nonostante l’Africa sia conosciuta per la quantità di ottima frutta tropicale, nella savana si trovano principalmente banane e arance. Altri frutti come mango, ananas, anguria, papaia e frutto della passione sono disponibili solo in altre stagioni o fino all’esaurimento delle scorte. Tuttavia, una volta terminati, bisognerà attendere l’anno successivo per rifornirsi.
È loro abitudine mangiare in compagnia, non necessariamente solo in famiglia, ma anche tra amici o spostandosi nei vari villaggi adiacenti a casa. In ogni capanna si è i benvenuti con una buona polenta calda e non ci sono orari; si mangia quando si ha fame e anche più volte al giorno nell’arco dell’intera giornata. Dove si trova cibo pronto, ci si sente invitare con un “karibu sana” (benvenuti a pranzo) e guai a provare a rifiutare, ci rimangono male. Ci si siede sopra “olorika” (piccoli sgabelli tradizionali dei villaggi, sono di legno, molto comodi e fatti a mano) si forma un cerchio attorno alla pentola contenente la polenta di mais bianco appena cucinata e appoggiata in terra. Con le mani si forma una pallina fino a in attesa della temperatura adatta e si ingerisce.
In mancanza d’altro, i maasai mangiano solo polenta con una tazza d’acqua!
Il mais, necessario per cucinare “ugali” (polenta bianca), deve essere macinato. Pochi sono i macchinari esistenti nella nostra zona, ad esempio tra Gombero e Kiberashi, due cittadine più vicine a casa nostra. Esistono quattro di queste macchine specifiche, ma sono costose da acquistare. Le file di persone alla macina sono lunghe, con un’attesa di oltre due ore, ed è dispendioso, così come lo sono le verdure da acquistare. Spesso accade che il quantitativo da comprare non sia disponibile in quantità sufficiente per nutrire grandi famiglie, e in questi tristi episodi capita che mangino anche solo una volta al giorno, se non addirittura niente, rimanendo in attesa dei nuovi rifornimenti da parte delle bancarelle posizionate in strada. Non ci sono negozi o supermercati in savana, “la spesa” è quanto la terra offre in base alle stagioni.
Il riso è un prodotto quasi di nicchia poiché il suo prezzo è elevato e per questo motivo viene consumato solo nelle occasioni speciali come le cerimonie o la presenza di ospiti. Consideriamo che oggi, vicini agli anni 2023, a Kiberashi 1 Kg di riso costa circa € 1,50. Questo prezzo può essere tranquillamente paragonato a quello che si trova nei supermercati europei, ma per gli abitanti della savana è una spesa elevata considerando il loro basso stile di vita. Anche la carne è diventata quasi un bene di lusso.
Pensate inoltre che in questi tempi si comincia a reperire qualche cucchiaio, ma fino a un paio di anni fa cercare di comprarne uno era quasi impossibile. Se poi pensiamo alle forchette e ai coltelli da tavola, è ancora più difficile. In savana si alimentano solo con le mani per qualsiasi pietanza.
SICCITÀ E DEFORESTAZIONE IN SAVANA (ANNO 2017):
Nell’anno 2017 la Tanzania è stata colpita da una forte siccità a causa della mancata tradizionale stagione delle piogge che in genere ha inizio dal mese di marzo e termina verso la fine del mese di maggio. La siccità non ha risparmiato neanche il bestiame che si nutre abitualmente di erba e di acqua. I risultati sono stati drastici per tutto il popolo che abita la savana.
Nel nostro villaggio Maasai sono decedute circa quaranta mucche, e sono mancate altrettante capre e pecore. Altri villaggi sono rimasti senza alcun capo di bestiame e adesso, per cause di forza maggiore, le mucche e le capre vengono macellate solo quando c’è bisogno di nutrire molte persone, come ad esempio durante le cerimonie Maasai, in presenza di qualche familiare malato, o quando vengono vendute ai mercati solamente in caso di necessità economica.
Anche la deforestazione ha comportato la perdita di ampie aree di pascoli su terreno agricolo. Questo sta diventando un problema, non solo aumentando la pressione sul loro stile di vita pastorale, ma creando persino forti litigi tra proprietari di terreni e le comunità.
I guerrieri Maasai in questi ultimi tempi trascorrono la maggior parte dell’anno lontani da casa con il bestiame, in cerca di terre “verdi”, lasciando a casa pochi capi tra mucche e capre necessari alla mungitura di qualche tazza di latte. Oppure lavorano in città e località turistiche, giusto per avere maggior introito di denaro utile a poter aiutare le loro famiglie a “sfamarsi”.
Nel corso del 2017, il popolo residente nella savana ha vissuto un duro colpo a causa dell’agricoltura colpita dalla mancanza della stagione delle piogge. Interi campi di mais, fagioli, patate, cipolle e altri prodotti sono stati completamente bruciati dal sole e dalla siccità. Alcuni villaggi, pur avendo denaro, non riuscivano a trovare cibo nemmeno comprandolo e molti hanno persino dovuto affrontare la fame a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Ora, nonostante l’anno 2017 sia passato, sta piovendo anche quando non dovrebbe e finalmente bestiame e agricoltura sono in fase di ripresa.
I maasai bevono sangue di mucca e capra;
Nella cultura Maasai e per tradizione, le donne mangiano con le donne, gli uomini mangiano con gli uomini. Solo i piccoli bambini e gli ospiti non appartenenti al popolo Maasai possono mangiare con chi preferiscono.
“Ora leggendo immagino che vi starete chiedendo il motivo, o forse direte che non è una bella cosa”, ma non è così”…..
Provate invece a vivere la situazione serenamente, esattamente come un maasai. Dovete pensare che anche la nostra cultura, in determinate circostanze, fa sorridere loro. Semplicemente, siamo nati e cresciuti in mondi e modi di vivere differenti e con questo non vuol dire che in entrambi i casi non ci sia armonia, pur mangiando separati. Questa usanza è solo una profonda credenza maasai.
In occasione di qualche festa, i Maasai si ritrovano in foresta per la preparazione della carne. Sono anche a centinaia e si dividono i compiti. È incredibile come mucche e capre vengano macellate. Usano un metodo che definirei quasi professionale, senza avanzarne nemmeno lo zoccolo dell’animale. Le parti destinate a guerrieri, anziani, donne e bambini vengono divise, portando avanti così la tradizione e la cultura Maasai. Queste si differenziano per i ruoli e le mansioni specifiche di ogni gruppo. Lo stomaco di una capra è destinato agli uomini, unito al tradizionale brodo di carne mescolato con radici d’albero specifiche che fungono da medicinale. Secondo le loro credenze, questo è curativo per lo stomaco. Alle donne, sia giovani che anziane, è riservata la parte più pregiata: lo scamone.
Il sangue della mucca e della capra è per un Maasai una bevanda ad alto contenuto proteico, ricostituente ed energizzante. È curativo come per noi una vitamina, dicono che sia una bevanda molto dolce e squisita che aiuta a rinforzare le loro difese immunitarie, donando loro più forza. Quando, ad esempio, un bambino sta male, viene sacrificata una capra appositamente per lui prelevandone il sangue, che, mescolato con del latte, sembra dar gli stessi benefici di un antidolorifico. In caso di rottura ossea, bevono l'”olio di pecora” (questo è il termine usato dai Maasai).
La pecora della savana ha la coda a forma di un triangolo ad alto contenuto di grasso. Viene pelata, dopodiché viene deposta in una casseruola aggiungendo pochissima acqua. Si lascia cuocere a fuoco lento fino a diventare una sostanza oleosa e molto concentrata. Successivamente, si lascia riposare qualche ora fino a raggiungere la temperatura ambiente e poi si dà al bisognoso. Gli effetti collaterali che possono insorgere sono nausea, diarrea o anche niente. (Di credenze curative maasai ne parleremo entrando nello specifico in uno dei prossimi articoli).
LA MIA ESPERIENZA DA ITALIANA CON IL CIBO MAASAI:
Se c’è una cosa che mi ha stancato nella savana è proprio il cibo. Si mangiano sempre le stesse cose. Le donne maasai a casa mia sono molto brave a cucinare e ognuna si diversifica nella propria ricetta. Ma vivere qua non è come passarci un mese o qualche giorno in vacanza.
In savana non si trovano i supermercati con la scelta variegata di cibo, non esistono formaggi o affettati, bensì solo bancarelle di frutta e verdura non sempre fornite e qualche negozietto dove si vende farina, zucchero e riso. Non sapete quanto ho apprezzato chi è riuscito a venire a trovarmi con il salamino piccante e del formaggio grana Trentino, non sentivo quei sapori da un anno e quel momento è stato una goduria per il mio palato.
Quasi ogni settimana i villaggi vicini a casa nostra si alternano sacrificando una capra e dividendola con chiunque si trovi nei paraggi. Mio marito partecipa volentieri, tanto poi quel turno toccherà anche a lui, e riesce sempre a farmi una sorpresa portandomi una fetta di carne della parte migliore dell’animale, tagliata in modo europeo. Lui sa bene quanto mi manchino i sapori della mia cucina italiana e finalmente posso cucinarla a modo mio. Non che la carne “alla maniera maasai” non sia buona, solo che trovandomi da sola in mezzo a loro non sto a spiegare che non mi piace la carne cotta a metà o che ho paura che possa farmi male. Così evito, poiché non sono nemmeno appassionata di carne.
Forse a voi questo potrebbe suonare come una lamentela, ma in realtà anche questa è una delle tante sfide e rinunce che ho abbracciato per vivere questa vita nel bel mezzo del nulla ma che mi sta arricchendo moltissimo di animo.
Voi avete mai mangiato del cibo masai? Siamo curiosi di saperlo… raccontateci la vostra esperienza nei commenti 👇👇👇
“Quando ci venite a trovare non vi dimenticate di portarmi una confezione di caffè italiano e qualcosa di gustoso, vi ringrazio in anticipo” 😁😁
By Cristina e William
Venire a trovarci in savana è un viaggio nuovo e autentico ricco di emozioni, e rappresenta un’opportunità straordinaria per portare monetizzazione e lavoro agli abitanti che la popolano.
VI ASPETTIAMO CON ENTUSIASMO NEL CUORE DELLA TRIBÙ’ PIÙ’ FAMOSA AL MONDO… IL MERAVIGLIOSO POPOLO MAASAI DELLA TANZANIA!!
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